venerdì 1 maggio 2009

La bici: il mezzo di trasporto del futuro

Ma perché sei tanto fissato con le biciclette?
Perché mi hanno salvato la vita.
Non fare lo scemo.
Perché sono il mezzo di trasporto del futuro allora.
Del futuro? Vorrai dire del passato.
Di sempre. La bici è il meccanismo più semplice e sofisticato mai costruito. E' praticamente uguale a se stessa da quando è stata inventata. Oltre un secolo di storia senza cambiare nulla, se non i materiali. Muove milioni e milioni di persone ogni giorno, sulle strade di tutto il mondo, senza inquinare, senza richiedere carburante. Porta ovunque uomini, sonne, bambini. Impari ad usarla una volta e non te lo dimentichi più. Chiunque può metterla a posto, aggiustarla...
Non è vero sennò tu a cosa serviresti?
Io servo perchè la gente non ha tempo, non ha voglia o non ha gli attrezzi. Ma tutti possono fare il mio mestiere. La bicicletta è indistruttibile. Dura in eterno. Solo una cosa se si rompe non si aggiusta più: il telaio. Per questo dev'essere robusto ed elastico. In acciaio. Per non rompersi. Non a caso io lavoro su biciclette degli anni Trenta che considero ancora le migliori. Non c'è niente da inventare nella bicicletta, c'è tutto da sempre. Ci sono materiali nuovi, ma quelli che vengono dalla natura, dalle miniere, dal sottosuolo rimangono i migliori. I grandi acciai per capirci. Nelle bici di oggi c'è poi qualche accessorio nuovo, ma non è mica come la macchina che ha gli alzacristalli elettrici, l'aria condizionata, l'air-bag, il navigatore satellitare, l'impianto stereo... Nella bicicletta puoi aggiungere al massimo i fanali a batteria, ma sbagli perché con le dinamo e i vecchi fari Radius al buio non rimani davvero mai... E anche un semplice cambio del passato come gli incredibili Fitchel&Sachs a tre rapporti o i mitici Campagnolo non funzionano certo meno bene dei modernissimi Shimano. Insomma, caro Andera, la bici è un congegno antico che nessuno può fermare. E' la rivoluzione, quella vera: l'unico mezzo di locomozione a diffusione di massa, spinto solo con la forza delle gambe.
tratto dal bel libro "Umberto Dei" di Michele Marziani

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